Ho letto CIME TEMPESTOSE (e se non conoscete la vicenda e volete leggerlo, chiudete questo post perchè parlerò di tutto e pure della fine).

E mi accingo non solo a fare la mia prima recensione letteraria negativa (sapete che solitamente io scrivo solo quando presa da furor d’amore) ma addirittura a farla ad un classico apparentemente intoccabile. O meglio: mi accingevo a farla. Perchè adesso non so più tanto bene cosa penso di questo libro, sono travolta da opinioni (mie) contrastanti e mi sento come in mezzo alla brughiera di Wuthering Heights, preda della bufera.

Cime Tempestose lo avevo letto intorno ai 14 anni, lo considero parte di un trittico personale di romanzi di formazione mia insieme a “Jane Eyre” e “Rebecca la prima moglie”. Ma mentre i secondi li ricordo bene, li ho riletti, amati (e amato anche i film), del primo buio totale. E così, ho deciso di rileggerlo. “Una bella storiona d’amore ci vuole“, ho pensato.

Allora chiariamo subito che sì, l’amore c’è ed anzi è il motore di tutta la vicenda, ma il libro è un libro prevalentemente di odio, e forse le menti giovani come la mia (sì, giovani!), ingenue e romantiche  dovrebbero essere messe in guardia dal fatto che non stanno per leggere la tormentata ma molto appassionante storia tra Jane e Rochester, piena di amore e tenerezza oltre che di passione, ma la storia di un odio e di una vendetta feroce. Il libro è pieno di cattiveria e di azioni insensate di cui non mi sono fatta una ragione.

Chiariamo inoltre che sono una lettrice onnivora che non si fa fermare facilmente dal semplice disaccordo con i fatti.

Intanto non ho nulla contro la vendetta, possiamo tranquillamente dire che il Conte di Montecristo è uno dei miei “10 libri ever” (Ma santo cielo, chi non sarebbe d’accordo con questa vendetta? Edmond Dantes è stato rinchiuso per 10 anni in una prigione da cui è evaso per un caso fortuito! Quando 700 pagine dopo riesce a dire a Villefort, Danglars e Mondego che sì, è lui, EDMOND DANTES – the Revenant, lo considero uno dei miei momenti letterari di maggior soddisfazione).

Inoltre da lettrice appassionata sono per definizione abituata a mettermi in panni non miei. E non solo temporalmente finendo nell’800 come nel periodo omerico (e trovandomi perfettamente a mio agio con la mentalità del momento), ma anche sessualmente, mettendomi i panni di maschi più o meno virili, più o meno maschilisti. Ed anche nei panni di personaggi che non amo e di cui non condivido le azioni. Se penso a quella cretina di Anna Karenina! E Oblomov, che lascia passare la sua vita senza fare nulla piuttosto che alzarsi dal divano? Ecco, pur non condividendolo, lo trovo plausibile. Magari plausibile nella mente di un indolente e vigliacco grasso russo, ma plausibile.

Sono anche disponibile e aperta a passioni che non conosco. Lo ammetto: conosco l’amore. Ma non conosco l’amore con quella violenza, non fa parte di me e del mio carattere. Non conosco il rancore forte e duraturo (“sono troppo pigro per provare rancore” dice Syd il bradipo nell’era Glaciale. E anche io) e certamente non conosco l’autodistruttività e la violenza. Eppure ne ho letti e amati di libri con personaggi così.

E allora perchè ho fatto così fatica? In Cime Tempestose non sono mai riuscita ad immedesimarmi, ho trovato davvero immotivata OGNI azione di OGNI personaggio e mi sono stati antipatici tutti. MA TUTTI.
Intanto Heathcliff: lo trovo esagerato ed eccessivo. La sua vita è difficile, viene trattato male, lasciato incolto e selvaggio, rifiutato dalla donna che ama e medita vendetta. Fin qui ci siamo, anzi è davvero un eroe romantico, capace di una passione eterna, è selvatico, brutale, potenzialmente davvero affascinante. Ma poi? Ma non vi sembra esagerato che disprezzi così anche il figlio, e il ragazzino che alleva e pure la figlia di Catherine che in fondo è tutto ciò che rimane della sua amata? Che non provi amore per nessuno? E quando li chiude a chiave in casa insieme per obbligarli a sposarsi, ma che assurdità è??? E quando impicca il cane della donna che sta fuggendo con lui, così, senza motivo? MA perchè??? Cattiverie che durano 17 anni.

Le donne sono una delusione totale e mi dispiace che Emily Bronte, in fondo così anticonformista (e lo è, questo libro in effetti è incredibile e rivoluzionario sotto tanti punti di vista e lei e la sua vita lo sono state altrettanto) non abbia voluto dare a nessuna delle donne protagoniste (inclusa quell’imbecille della governante narratrice) una levatura anche solo vagamente paragonabile a quella di Jane Eyre, vera eroina femminista (del romanzo della sorella), piena di dignità, orgoglio, autonomia di pensiero e rivendicazioni nonostante la sua misera posizione sociale e la sua bruttezza fisica. Le donne qui sono capricciose, in balia di maschi possessivi, prepotenti o debolissimi e lamentosi, e non capiscono niente.

Il servo è uno zotico, Hareton risponde solo bestemmiando, Linton all’inizio fa pena perchè ha un padre che non vede l’ora che muoia e pensi “poveraccio”, poi ad un certo punto non vedi l’ora che muoia pure tu perchè è di una lagna mortale.

Ma forse la cosa che ho patito di più è che non c’è un momento di tranquillità. I libri di solito hanno qualche momento clou in una storia che va avanti in un lento disvelarsi, anche non necessariamente in ordine cronologico. Qui tutto il libro è un momento clou. Non c’è una conversazione che non sia una lite furibonda, un lamento morente, un pianto appassionato. Non c’è un’azione che non sia brutale! E si muore come mosche e non si sa di cosa. Una litigata furibonda fa partire un delirio di mesi che porta quasi sull’orlo della fossa.

Io non la conosco tutta questa passionalità, non la reggo, non la comprendo e mi sembra ridicola.

EPPURE

Eppure adesso, che il libro l’ho finito già da due giorni, non so più cosa pensare. Improvvisamente non sono più così critica, non sono più così sicura che non mi sia piaciuto. Sto subendo una specie di auto-revisionismo storico – il periodo storico è breve sì, la mia opinione dell’altro ieri con quella di oggi, però pur sempre un periodino storico – per cui, improvvisamente in pace con i personaggi che hanno cessato di esistere e di innervosirmi nel momento in cui ho chiuso il libro, adesso mi sembra di aver letto un libro che tutto sommato mi è piaciuto. I miei compagni di lettura (lo abbiamo letto in tre questa volta) forse saranno stupitissimi di leggere questa marcia indietro per quanto sono stata molesta, ho sbuffato e rotto le palle continuamente durante la lettura. Non so quante volte ho scritto nella nostra chat quanto non mi piacesse il libro.

Allora intanto, oltre alla sequela di critiche sopra (che non mi rimangio assolutamente), diciamo che ci sono state anche cose che mi sono piaciute. Per esempio io, che sono una fottutissima razionale, amo tutto il soprannaturale letterario (emotivo, non fantascientifico): gli spettri e i fantasmi, i presagi e i sospiri, le visioni nella brughiera e le tempeste fisiche e metaforiche. Li amo da morire, li trovo più plausibili delle azioni insensate. Anche le parti più crude e assurde, come quando H. dissotterra la morta, le trovo di grande fascino seppur assurde. Non so spiegarvi ma lo spettro di Catherine lo trovo più verosimile della cattiveria di Heathcliff.
E poi i momenti topici dell’amore, ovvero quelli che sarebbero dovuti essere i famosi momenti clou, se il libro non fosse stato in tensione continua, sono scritti benissimo e molto poetici (quando muore Catherine, quando alla fine torna a riprendersi Heathcliff, lo spiraglio di felicità e di luce finale).

Insomma che è successo, sono impazzita? Possibile che abbia sbuffato durante tutta la lettura e adesso sia invece tutta presa dalla reinterpretazione della trama?

Allora, la dottoressa Mela Tirone ha analizzato la paziente con attenzione e la diagnosi è la seguente: il mio animo era in tempesta per conto suo e, non amando in generale le passioni estreme, ho mal tollerato la tempesta altrui. Ma ora che sono lontana dall’uragano, riesco a giudicarlo più serenamente. Le Cime, almeno le mie, mi sembrano meno tempestose e penso di aver letto un libro interessante. Non il mio genere certo, su questo rimango ferma, ma sicuramente un libro che vale la pena leggere.

  1. Monica

    Lo disse la stessa Charlotte disse di CT che al lettore non viene mai concesso di gustare un piacere puro. Nessun personaggio è positivo ma divorato da passioni negative… l’analisi spicologica soprattutto della la gelosia è da manuale universitario.

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  2. Annamaria

    Non so quale possa essere la vicinanza ma io ho provato le stesse identiche cose con Menzogna e sortilegio della Morante..durante la lettura ho faticato da morire ma ora lo ricordo come un libro che mi e’ piaciuto..chissa’quali meccanismi ci portano a rivalutare un libro dopo una lettura faticosa!
    Comunque adoro i tuoi post 😊
    Un abbraccio♥️

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