Ho fatto pace con Virginia Woolf.

Anni fa avevamo litigato, una cosa burrascosa, quelle liti di cui ad un certo punto non ci si ricorda nemmeno il motivo e che però si protraggono per anni, come succede a volte tra donne.
Lo so benissimo che parliamo di un pilastro della letteratura, amata da molti in modo assoluto. So anche che è bravissima e io stessa ne riconosco in parte le qualità.

Ma non tutte le rose fioriscono, non è che mi possono piacere tutti, no?
Certo, lo so, farei una figura migliore a dire che non mi piace Federico Moccia piuttosto che Virginia Woolf, mi rendo conto. Non ne esco benissimo. Ma sono disposta ad assumermi questa penosa responsabilità e fare outing.
Purtroppo, proprio perchè la lite è antica, non so fare una disamina puntuale su quello che non mi è piaciuto di lei. I suoi libri li ho letti circa 20 anni fa. Ma ecco, ehm…come dirlo nel modo giusto…io…

LI HO TROVATI PESANTISSIMI

E ogni volta che in questi anni l’ho detto, perché l’ho detto, questo mi va riconosciuto (seppur pavidamente, lo confesso), ho sempre temuto che arrivasse un fulmine dall’alto e mi sono anche un po’ vergognata che il mio ascoltatore avesse, sentendomi, il moto di indignazione che io potrei provare verso chi mi dovesse dire “mi fanno schifo i russi” o “i libri di Dickens sono robetta”.
Io sono certa che per qualcuno Virginia vale tanto quanto Charles per me.

Ma insomma, anche Brad Pitt avrà trovato nella vita qualcuna a cui non piaceva, no? Qualcuna che avrà pensato che era solo un mascellone americano con un’aria poco interessante!

Prima ho letto “Mrs Dalloway“. Non ricordo esattamente quante pagine abbia, ne avrà … 150? Ecco, ci ho messo più tempo a leggere le 150 pagine di Mrs Dalloway che le mille e passa di Guerra e Pace o del Conte di Montecristo.

MA CI HO RIPROVATO.
E ho letto “Orlando”. O meglio, ho quasi letto Orlando. L’ho mollato (tecnicamente l’ho lanciato) a 15 pagine dalla fine. Capite che mollare (anzi lanciare, insisto) un libro di 300 pagine a 15 dalla fine vuole dire che BASTA, che davvero non vuoi più leggere nemmeno una riga di quel libro, nemmeno se sei quasi arrivato in fondo, nemmeno saltellando tra le righe per fare in fretta, nemmeno facendo la cacca! Vuol dire LA STIZZA.

E allora le ho detto: “Cara Virginia, non abbiamo nulla da dirci. Lasciamoci senza rancore, c’est la vie“.

MA come si dice, chi non muore si rivede. Si fa per dire naturalmente visto che lei morta lo è, ma lo era anche quando abbiamo litigato vent’anni fa, e siccome non ci sono mai addii definitivi, a distanza di anni, mi sono comprata “Una stanza tutta per sé” e l’ho letto.

E FINALMENTE ABBIAMO FATTO PACE

Una stanza tutta per sè” è un saggio sulla letteratura femminile e vorrei chiarire subito che nel primo capitolo mi volevo sparare nelle palle. E ho pensato “ecco la solita pesantezza umana di Virginia, figuriamoci“. Ma ho proseguito. E qui mi corre l’obbligo di segnalare

LE GRANDI DOTI DELLA MELA

  • la Mela ci prova sempre
  • la Mela non è rancorosa
  • la Mela è sempre aperta a cambiare idea

E cammin cammino, ho scoperto quindi

LE GRANDI DOTI DI VIRGINIA

  • Virginia è interessante quando parla di letteratura
    C’è la ragazza dietro il bancone, preferirei avere la vera storia di quella ragazza anziché la 150esima biografia su Napoleone
  • Virginia ha ben chiaro qual è uno dei problemi della (quasi mancanza) di letteratura femminile (ai suoi tempi, chiaramente)
    Ecco un libro importante, pensa il critico, perché parla di guerra. Quest’altro invece è insignificante perché ha a che fare con i sentimenti delle donne
  • Virginia è intelligente e ha punti di vista originali
    la storia dell’opposizione degli uomini all’emancipazione delle donne è forse più interessante della storia dell’emancipazione stessa (…),
    quel desiderio così profondamente radicato non tanto che lei sia inferiore quanto che lui sia superiore
  • Virginia ha un’approccio molto ironico alla questione
    C’è sempre un punto, dietro la testa, della grandezza di uno scellino, che non si riesce mai a vedere da soli. E una delle funzioni positive che un sesso può svolgere a favore dell’altro è descrivere quella chiazza, della grandezza di uno scellino, che sta dietro la testa.
    Pensate con quanta umanità e vivacità, fin dai tempi più lontani, gli uomini hanno indicato alle donne quel posticino buio che esse avevano dietro la testa!
  • Virginia, pur essendo morta nel 1941, è parecchi passi avanti a me sulla questione
    Tutto questo contrapporre un sesso all’altro, una qualità all’altra; tutto questo rivendicare superiorità e accusare inferiorità, appartiene alla fase scolastica dell’esistenza umana, quella in cui ci sono le “squadre”, e una squadra deve battere l’altra”.
    (io sono chiaramente ancora nella fase scolastica)

MA il punto principale, nonchè punto di arrivo delle sue conclusioni (ma anche incipit e titolo) e che condivido più di tutto, è:

“Se vuole scrivere romanzi una donna deve avere del denaro e una stanza tutta per sé”

E tralasciando il denaro, più ovvio, io esagero. E dico che ogni donna (ma anche ogni uomo suvvia, non è più tempo di squadre) dovrebbe avere una stanza per sé. IO vorrei una stanza tutta per me. La vorrei tantissimo, anche senza finestre, anche minuscola. E non necessariamente per scrivere romanzi. Una stanza per scrivere il mio blog sì, che sono sempre sul divano con le gambe incrociate e finisco con delle formiche ai piedi mortali. Ma anche per leggere, dormicchiare, farmi venire idee, mettermi le dita nel naso, conservare gelosamente le mie due o tre cosette preziose, tenere il casino che che voglio, chiudermi dentro a piangere o ridere.
O una stanza PER NON FARE NIENTE. Ma che sia tutta per me.

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  1. annamariaarvia

    Devo confessare che anch’io ho avuto difficoltà a leggere i libri di Virginia Woolf. Ci ho provato e riprovato. “Gita al faro” l’ho anche letto fino in fondo ma le sue opere le ho trovate molto pesanti, nonostante legga molti libri, di cui diversi impegnativi.
    Lo scorso anno mi sono accostata ad una raccolta dei suoi diari “Consigli ad un aspirante scrittore” e devo dire che l’ho letto con piacere, facendomi fare pace, come te, con questa grandissima e innovatrice scrittrice.

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  2. Moon

    Allora io ti consiglio davvero i suoi diari: non puoi innamorartene. E in questo modo, solo così, riuscirai a entrare nei suoi libri, e Gita al faro, la fastidiosa e sibillina Gita al faro, sarà chiara, finalmente. La Woolf la spiega, la sua poetica. E se la capisci allora non puoi che amarla perché lei era geniale, maledettamente sensibile, bravissima…

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  3. Pingback: VITE VISSUTE (OVVERO LE MIE LETTURE DEL 2018) | IL SUCCO DI MELA

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